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Marco Polo di Elena Cesca

CHI E' MARCO POLO

di Elena Cesca

Marco Polo fu il più grande viaggiatore, esploratore e mercante veneziano. Nacque a Venezia nel 1254, da una famiglia di facoltosi mercanti , originari di Sebenico in Dalmazia. Nel XIII secolo erano principalmente due i rami della famiglia Polo presenti a Venezia, uno (quello appunto di cui faceva parte Marco Polo) che abitava nella contrada di San Felice – e dalla quale poi passò a San Giovanni Crisostomo (San Zuane Grisostomo) - e l'altra che abitava a San Geremia. Fonti storiche ci suggeriscono che fu all'età di 17/19 anni che Marco Polo, in seguito alla morte della madre, partì per il suo primo viaggio con il padre Niccolò e lo zio Matteo, i quali erano appunto già due noti ed affermati mercanti veneziani. Questo viaggio durò all'incirca tre anni e lo condusse attraverso l'Asia, fino a farlo
approdare quasi in pianta stabile in Cina, precisamente alla corte del Gran Khan del Catai. Marco Polo, grazie alla fiducia ottenuta dal sovrano, nei suoi 17 anni di permanenza in Oriente, portò a termine importanti missioni diplomatiche che gli permisero così di attraversare e scoprire diverse terre.. tra cui ricordiamo: il Tibet, la provincia cinese dello Yunnan, la storica regione dell'Anam (situata nell'odierno Vietnam), la Cocincina (regione prossima al Mekong), la Birmania. Si presentò successivamente l'occasione di una spedizione navale in Persia, al fine di accompagnare una principessa cinese sposa del sovrano, e ciò permise a Polo di approdare ad altre terre, prima fra tutte appunto la Persia, e successivamente l'Armenia. Marco Polo si imbarcò nel 1292 su 13 diverse navi, veleggiando lungo le coste dell'Indocina, della penisola di Malacca (Thailandia), dell'isola di Sumatra (Indonesia), dell'India, dell'isola di Ceylon e di Giava solo per citarne alcune. Fu così che dopo ben 25 anni di assenza, Marco Polo rientrò a Venezia nel 1295 e, partecipando alla battaglia di Curzola tra Veneziani e genovesi, nel 1298 cadde prigioniero di guerra a Genova e finì in carcere per un anno. Ed è proprio “grazie” a questa esperienza se oggi possiamo godere dell'inestimabile raccolta delle sue memorie di viaggio, meglio note come “Il Milione”, dette direttamente da Marco Polo al compagno di prigione Rustichello da Pisa. Personalmente, come appassionata e studiosa del mondo delle spezie, ed in particolar modo della loro storia e delle loro terre d'origine (prima fra tutte l'India), non posso che annoverare “Il Milione” tra una delle fonti di maggior rilevanza in relazione alle numerosissime testimonianze di Marco Polo legate proprio alle tradizioni socio- culturali, ma anche agricole, gastronomiche, mediche, religiose dei Paesi orientali da lui esplorati. Di fondamentale importanza fu poi l'imponente contaminazione culturale che ne derivò, durante i numerosi scambi e traffici commerciali avvenuti tra Oriente ed Occidente grazie all'apertura della famosa rotta conosciuta con il nome di “Via della seta”. Non dimentichiamo a tal proposito il ruolo da protagonista assoluta ricoperto da Venezia nella storia dei suddetti traffici commerciali di spezie ed altre merci preziose (come tessuti e minerali), di cui ha detenuto per moltissimi anni il monopolio in tutta Europa. Tra le spezie citate da Marco Polo nei suoi racconti, vorrei ricordarne in particolare alcune: – le grandi montagne di sale dell'Afghanistan nord-orientale, descritto da Marco Polo come “lo migliore del mondo, e sì duro che non se ne può rompere se non con grandissimi picconi di ferro”. Bene questo tanto prezioso da essere utilizzato all'epoca come vera e propria moneta di scambio; – la radice di zenzero, trovata in gran quantità dall'esploratore nella zona a nord della catena del Chinling. “Per questa provincia è tanto zinzibere, che per tutto il Catai si sparge”;
– il pepe selvatico più conosciuto ed apprezzato dell'intera Cina, dall'inconfondibile aroma piacevolmente agrumato, cosiddetto pepe di Sichuan, nome derivato proprio dall'omonima regione di appartenenza; – la colorata “curcuma longa”, detta anche “zafferano delle Indie”, proprio per la sua somiglianza nei toni dell'arancione con il più pregiato zafferano. “E v'àe un frutto che par zaferano, ma non è, ma vale ben altretanto a operare”; – le immense quantità di pepe nero (denominato allora per il suo prezioso valore “oro nero”), che le navi trasportavano da una costa all'altra dell'India. “Queste navi voglion bene CC marinai, ma elle sono tali che portano bene V sporte di pepe”; – il più raro e pregiato pepe bianco, originario delle isole nella Cina meridionale, descritto da Marco Polo “il pepe bianco come la neve”; – il pepe cubebe nell'isola di Giava, chiamato così per la particolare forma delle sue bacche, e dai cui frutti si ricava un olio essenziale con spiccate proprietà medicinali. Giava viene descritta come “a grande abondanza di tesoro e di tutte care spezie”; – distese di chiodi di garofano e noci moscate nel Golfo del Bengala; – la profumata cannella dell'isola di Ceylon, da cui ancora oggi prende il nome con cui siamo soliti acquistarla per distinguerla dalla meno pregiata “cannella cassia”. Per finire, Marco Polo descrive molto bene anche la regione meridionale del subcontinente indiano, il Kerala, considerata ancora oggi “la culla delle spezie”, facendo particolare riferimento all'antica tradizionale medicina ayurvedica, che da sempre utilizza le potenti proprietà di spezie ed erbe in applicazione nell'ambito medico e nutrizionale, avvalendosi di antiche ricette per la preparazione di particolari unguenti realizzati rigorosamente attraverso la tostatura ed il passaggio delle spezie in mortai in legno d'ulivo, procedura questa che permette di sfruttare al massimo i preziosi benefici degli oli essenziali in esse contenuti. Vorrei concludere con una particolare riflessione legata alla domanda : “Chi era Marco Polo”?
Marco Polo era indubbiamente un grande mercante e viaggiatore, ma, prima di tutto, era un uomo dotato di due qualità tanto semplici quanto sottovalutate in termini di importanza e di potenziale intellettivo: la curiosità e l'apertura mentale verso tutto ciò che il suo sguardo attento incontrava. Dai suoi racconti si percepisce molto intensamente quanto Marco Polo si lasciò sorprendere ed emozionare dalle diversità presenti negli usi e costumi di quelle terre orientali. E fu proprio questo, a mio avviso, che gli permise di trasmetterci le conoscenze acquisite in maniera così viva e realistica, ammaliandoci e facendoci innamorare di quei territori che da sempre portano nel nostro immaginario quella componente di fascino e magia. Fu forse questa la sua “scoperta” o “riscoperta” più grande?